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SUPERBONUS 110%: il Decreto Rilancio modifica le detrazioni fiscali -  Studio tecnico e di progettazione Mu.Se. Consulting a r.l.

Per sistemare tutti gli edifici servirebbero 1.607 miliardi

Per sistemare le abitazioni bisognose di interventi energetici ed antisismici come quelli previsti dal superbonus servirebbero 1.607 miliardi di euro, cioè solo 33 in meno del valore stimato del Pil 2020 in Italia. La cifra astronomica è stata calcolata dal Cresme, il Centro studi sull’edilizia, in un rapporto presentato lo scorso dicembre nel corso di un’audizione parlamentare ed è ottenuto incrociando per il patrimonio residenziale italiano l’epoca di costruzione, la presenza su territori a medio o alto grado di rischio sismico e nelle zone climatiche più fredde. Naturalmente si tratta di un conto puramente teorico che comunque dà conto dell’ordine di grandezza delle spese che sarebbero necessarie per rendere più sicure e più virtuose le nostre abitazioni. Sempre nella stessa audizione Cresme ha presentato anche una stima dell’impatto che i bonus edilizi hanno avuto negli ultimi dieci anni. Secondo il Centro studi sono stati attivati investimenti per 256 miliardi di euro, 24,3 dei quali incassati dallo Stato a solo titolo di Iva. Nel decennio gli interventi agevolati hanno garantito 2,6 milioni di posti di lavoro cumulati, cifra che sale a 3,8 milioni se si calcola anche l’indotto. Un computo che va ancora più indietro nel tempo e parte dal 1998, l’anno del primo bonus ristrutturazione, calcolando il costo e le entrate per le casse statali derivanti dalle misure: per le casse pubbliche l’esborso netto nei 23 anni considerati è stato di poco più di 17 miliardi di euro. Non c’è nessun dubbio sul fatto che gli ammortizzatori sociali sarebbero costati molto di più.

Nel 2021 un giro d’affare in aumento di 5,2 miliardi

Difficile valutare a priori l’impatto che avrà il super ecobonus sull’economia e sui conti pubblici. Una stima sul valore degli investimenti nel 2021 è contenuto nel rapporto congiunturale Ance 2021. L’ufficio studi dell’associazione dei costruttori stima che il giro d’affari delle manutenzioni residenziali quest’anno registrerà un aumento del 14% rispetto al 2020 grazie agli incentivi per il risparmio energetico e il consolidamento statico. Tradotto in cifre, si tratta di circa 5,2 miliardi di euro. Un ammontare tenuto probabilmente basso, per prudenza o per scaramanzia. Secondo i dati aggiornati alla fine di febbraio del monitoraggio Mise-Enea sulle asseverazioni di lavori riguardanti il superbonus sarebbero già in corso operazioni per 3,3 miliardi di euro. È molto se si tiene conto che le asseverazioni riguardano opere per cui siano già state pagate almeno il 30% delle fatture (la percentuale minima per chiedere l’avvio delle cessioni o lo sconto fiscale) e soprattutto se si considera che le operazioni di importo più rilevante, ovvero quelle riguardanti i condomini di medie e grandi dimensioni o non sono ancora partite o, se lo sono, in ben pochi casi sono già arrivate al 30% delle opere (e delle fatture).

I lavori sulle case indipendenti

Le operazioni sulle case indipendenti vanno ultimate (almeno per quanto riguarda il pagamento delle fatture) entro il 30 giugno del 2022; sei mesi in più ci sono per i condomìni ma a condizione che entro il 30 giugno risulti effettuato almeno il 60% dei lavori e la proroga riguarda solo il bonus energetico . Dal 1998 a oggi i bonus riguardanti ristrutturazioni e risparmio energetico sono sempre stati rinnovati, anche se spesso con modifiche, alla fine dell’anno. L’entità straordinaria del super ecobonus però non consente di contare troppo sul fatto che sul 110% si seguirà ancora questa strada. D’altra parte la proroga chiesta dalle forze politiche in occasione della Legge di bilancio 2021 era più lunga (si parlava del 2023-24 o addirittura di una stabilizzazione dell’incentivo) ma si è ottenuto un risultato al ribasso solo dopo un estenuante braccio di ferro con la Ragioneria dello Stato.

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